“Le immagini diffuse dalla campagna “End the cage age” mostrano che non esistono gabbie “arricchite” e sopportabili, ma solo gabbie: comunque insopportabili. In particolar modo quando vi sono confinati dei conigli, sempre più presenti nelle case degli italiani come animali d’affezione. Perciò ho ripresentato in questa legislatura la proposta di legge che li riconosce come tali e vieta il consumo della loro carne”. Così l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commenta il filmato girato in allevamenti italiani “legali”, che mostrano gli animali stipati nelle gabbie ed evidentemente in grave stress.
“Dovremmo tutti riflettere di più – spiega l’ex ministro – proprio sulla crudeltà e sulla sofferenza sistematiche che certe abitudini e tradizioni alimentari presuppongono. Tutti gli animali hanno dei diritti che devono essere rispettati anche per quelli destinati al consumo umano: ad esempio il diritto, negato ai conigli allevati in gabbia, di trascorrere la vita in uno spazio che consenta loro di manifestare i comportamenti naturali o il diritto, negato agli agnelli e ai capretti durante le festività pasquali, di non essere strappati alle madri, a pochi giorni, per essere crudelmente uccisi. Gli agnelli sono prelevati perfino a 30-40 giorni di vita, trasportati anche per lunghissimi tragitti, condotti al macello approfittando dell’istinto del gregge (di solito gli animali seguono il primo), rinchiusi in box, storditi, sgozzati ed appesi ai ganci per favorire il dissanguamento, mentre i nuovi arrivati guardano e intuiscono che faranno la stessa fine. Sorte analoga tocca ai vitelli da latte e ai maialini.
Ecco perché, pur auspicando l’affermazione di una cultura veg e promuovendone la diffusione, ho presentato anche una proposta di legge, a tutela, in particolare, degli animali che non hanno ancora raggiunto l’età adulta, di cui dev’essere vietata la macellazione. Fortunatamente – prosegue l’on. Brambilla – col tempo la sensibilità dei consumatori è cambiata: da circa 812 mila tra agnelli e capretti macellati nel “picco pasquale” del 2010 si è passati a circa 400 mila dell’anno scorso. Ma siamo comunque di fronte ad una mattanza enorme e insensata. Faccio dunque appello a tutti gli italiani perché comprendano la sofferenza di questi animali e non portino in tavola carne di agnello o di capretto. Non c’è nulla di più lontano dallo spirito di una festa che celebra la resurrezione e la vita”.