La richiesta di abbattimento di due lupi “a casaccio” in Lessinia, avanzata dalla Provincia autonoma di Trento, non è solo “contraria alla regolamentazione attuale dell’UE (Direttiva Habitat)” ma “ingiustificata, scientificamente rischiosa per la conservazione della specie e potenzialmente porterebbe all’uso improprio dei fondi pubblici dell’Unione”. Il severo giudizio è contenuto nella “Dichiarazione scientifica”, sottoscritta da un gruppo di esperti internazionali, che la Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA), con il contributo determinante della start-up Green Impact, ha allegato al ricorso per motivi aggiunti al Tar di Trento contro il decreto di abbattimento firmato dal presidente Maurizio Fugatti.
“Il governo provinciale – ricordano i firmatari – sostiene che la predazione del lupo su animali domestici ha raggiunto un livello tale da richiedere una deroga. Tuttavia, non solo lo stato di conservazione della specie parla contro la deroga, ma anche la mancanza di utilizzo di misure preventive efficaci contro la predazione (pastori, cani, recinzioni elettrificate). Come documentato nei rapporti ufficiali della Provincia, le fattorie locali (malghe) hanno fatto scarso uso di misure preventive per quasi un decennio. Secondo i dati forniti a partire dal 2016, nessuna delle malghe in questione (12) aveva pastori o cani guardiani, e solo 4 avevano recinzioni elettrificate, spesso non funzionanti. Nonostante queste carenze evidenti e condannabili nel corso degli anni, le malghe sono state in grado di accedere a fondi pubblici forniti dall’UE agli Stati membri per il risarcimento delle perdite di bestiame dovute alla predazione. Normalmente, questi fondi sono accessibili sul presupposto che sarebbero state implementate misure preventive mirate ed efficaci”. Invece è stato “scarso” lo sforzo per migliorare la convivenza con il lupo, in un Paese che non ha ancora approvato definitivamente “un piano di gestione complessivo per il lupo”. Inoltre “l’autorizzazione richiesta per l’uccisione dei lupi potrebbe compromettere lo status di conservazione della specie in tutta l’UE e avrà probabilmente un impatto negativo su altri progetti LIFE+ che si concentrano sulla protezione del lupo”. I firmatari raccomandano infine “l’attuazione di efficaci misure preventive, che hanno dimostrato di funzionare” e si rendono “disponibili” a fornire consulenze sull’argomento alla PAT.
La “Dichiarazione scientifica” è sottoscritta dal professor Stephen J. Carver, Università of Leeds, UK, dal Dr. Ian Convery, professore di “Environment and Society”, Università di Cumbria, UK, dal Dr. Mark Fisher, Wildland Research Institute, Stati Uniti, dal dottor Holger Funk, Germania, da Zoltán Kun, Masgter of sciences, Wildland Research Institute, da Lee Schofield, ecologo, The Royal Society for the Protection of Birds, UK, da Sara Landi, dottore di ricerca in Scienze e Tecnologie Applicate all’Ambiente, manager di Greenarco, spin-off dell’Università di Bologna, Italia.