In difesa dei 130 suidi condannati a morte a Roma, le associazioni animaliste Enpa, Leidaa, Lndc-Animal protection e Oipa intervengono “ad adiuvandum” per sostenere insieme, dinanzi al Tar, le ragioni dei responsabili della “Sfattoria degli ultimi” che lunedì si sono visti notificare un provvedimento dell’Asl Roma1 che dispone l’abbattimento dei maiali e dei cinghiali, ospitati nella struttura di via Arcore a Roma. Le speranze di evitare la mattanza di animali regolarmente registrati e microchippati sono appese al ricorso d’urgenza per sospensiva che la “Sfattoria”, sola legittimata a farlo, deposita oggi e che sarà discusso in tempi brevissimi.
Le associazioni si sono subito attivate con i propri uffici legali e per l’intervento davanti al Tar si sono affidate allo studio Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle. “Si tratta – sottolineano – di animali sani e regolarizzati, la cui presenza è da tempo nota all’Asl e per i quali sono state adottate adeguate misure precauzionali contro la diffusione della peste suina africana. Gli ospiti della “Sfattoria”, scampati a maltrattamenti e accolti nel santuario, non costituiscono alcun pericolo: il provvedimento di abbattimento emesso dall’Asl è del tutto ingiustificato”.
“Interverremo in giudizio a sostegno degli animali – dice la presidente di LEIDAA Michela Vittoria Brambilla -. Non si possono abbattere suini e cinghiali sani, la cui presenza è da tempo nota all’Asl e per i quali sono state adottate adeguate misure precauzionali contro la diffusione della peste suina africana. Gli ospiti della “Sfattoria” sono animali scampati a maltrattamenti. Ora dovrebbero morire ingiustamente per mano pubblica?”