“Se c’è una cosa che questa terribile pandemia dovrebbe averci insegnato è l’assoluta necessità di cambiare, radicalmente, il nostro rapporto con la natura e tutti i suoi esseri viventi. Quando pensiamo di potercene approfittare senza alcun ritegno e senza alcun rispetto per la sofferenza degli esseri senzienti che condividono con noi il pianeta ne subiamo, prima o poi, le conseguenze. Per questo chiedo al governo di prendere coraggio e di decidere, fin da subito, la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di visoni sul territorio nazionale”. Lo dice l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, commentando la notizia dell’individuazione di un focolaio di Sars-Cov-2 in un allevamento di visoni di Cremona, con la contestuale positività asintomatica di un dipendente. Gli animali coinvolti sono stati tutti abbattuti e i prodotti potenzialmente infetti sottoposti a specifici trattamenti.
“Questi provvedimenti emergenziali – sottolinea l’ex ministro del Turismo – che si traducono peraltro nello sterminio di migliaia di animali innocenti, rischiano di essere anche inutili sul lungo periodo come strumenti di contenimento del virus se non vengono accompagnati da un piano preciso per terminare, per sempre, l’allevamento di visoni e di tutti gli animali da pelliccia. Per questo, già in occasione delle prime notizie sui contagi in allevamenti olandesi nel maggio del 2020, avevo chiesto, con un’interrogazione formale ai ministri delle Politiche agricole e della Salute, se non fosse opportuno chiudere per sempre le 13 strutture italiane tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Abruzzo, dove sono ancora allevati i visoni. Al momento l’allevamento è invece solo sospeso, fino a dicembre di quest’anno. Oggi, alla notizia del focolaio di Cremona, non posso che rilanciare la richiesta di una legislazione che vieti per sempre l’allevamento e il commercio di animali per la produzione di pellicce. Regione Lombardia ha già chiesto al governo di procedere alla dismissione degli allevamenti sul proprio territorio, ma non basta: serve una legge quadro nazionale che obblighi la chiusura definitiva, stabilisca come ricoverare i visoni ancora vivi, nella piena tutela delle norme anti-contagio, e preveda adeguati ristori per la riconversione delle attività”.
“È fondamentale ricordare – conclude la presidente di LEIDAA – che le sofferenze inflitte agli animali non hanno alcuna giustificazione etica, a maggior ragione se servono ad alimentare un’industria voluttuaria e palesemente in declino. Non è nemmeno pensabile che, ogni anno, centinaia di migliaia di animali soffrano e vengano uccisi per essere trasformati in capi d’abbigliamento che nessuna persona di buonsenso e buongusto acquisterebbe mai”.