Un rigurgito di paganesimo da film fantasy o semplicemente cattivo gusto? C’è da chiederselo contemplando l’immagine del cervo ucciso e adagiato davanti all’altare in una chiesa di Tarvisio, comune di 5 mila abitanti in provincia di Udine, dove il parroco, don Claudio Bevilacqua, ha permesso ai cacciatori di festeggiare così il loro patrono Sant’Uberto.
Una “natura morta” (è proprio il caso di dirlo), preceduta dal macabro corteo delle doppiette: la carcassa del cervo posta sul sagrato della chiesa fra torce accese, cacciatori vestiti a “festa” con cappelli piumati e barriti di cornamusa per celebrare il il santo patrono.
Quest’anno i cacciatori avevano un motivo in più per gioire: la giunta di centrosinistra del Regione Friuli Venezia Giulia, capitanata dalla presidente Debora Serracchiani, infatti, ha infatti deciso di concedere loro altri 500 ettari di terreno. Come ha ricordato Claudio Klavora, direttore della riserva di Tarvisio e Malborghetto, “La Regione ci ha restituito il Picco di Mezzodì, quella parte di riserva che un tempo faceva parte della proprietà del cavalier Melzi”. Una restituzione che arriva dopo una riduzione, negli anni passati, di 2.400 ettari, sottratti per la realizzazione di opere infrastrutturali.
“La ‘restituzione’ di un terreno di caccia non è altro che l’ennesimo regalo di fine mandato della Giunta regionale FVG (targata PD) al mondo venatorio che per festeggiare l’evento scomoda santi e riti pagani”, ha commentato la coordinatrice regionale del Movimento Animalista Alessandra Marchi. “I cacciatori in FVG – ha aggiunto Marchi – grazie alla Giunta Serracchiani, potranno sparare indisturbati nella Riserva di Tarvisio e Malborghetto ampliata di 500 ettari. In nome di Sant’Uberto, cacciatore pentito e convertito al cattolicesimo a seguito dell’apparizione di un cervo con corna luminose, le doppiette portano in chiesa una creatura uccisa e la posano ai piedi dell’altare. Il Santo, invocato dagli stessi cacciatori a loro protettore, sarebbe colui che li protegge dagli incidenti di caccia (in aumento vertiginoso tra morti e feriti) e dalle, a loro dire, belve feroci assicurando loro ‘un grande raccolto’. Crediamo che la celebrazione dell’uccisione di esseri viventi e senzienti per mero divertimento, non debba confondersi con le cerimonie religiose, dove ad essere celebrata dovrebbe essere la bellezza della creazione e non la sua distruzione da parte dell’uomo”.