“L’ordinanza del Consiglio di Stato sugli esperimenti in vivo con i macachi condotti dall’Università di Torino non solo dovrebbe suggerire al ministro della Salute di ritirare l’autorizzazione a questi test, ma impone a governo e Parlamento anche una più approfondita riflessione sul rinvio, accordato dal decreto milleproroghe, dei divieti di compiere su animali esperimenti per ricerche su sostanze d’abuso e xenotrapianti e di riutilizzare animali già sottoposti a test, se non per procedure classificate “lievi” o condotte completamente in anestesia generale, e, ancora, una più approfondita riflessione sull’esiguità delle risorse destinate dal nostro Paese all’elaborazione, validazione e diffusione di metodi alternativi. Occorre una netta svolta, nella direzione indicata dai miei emendamenti al testo del governo, per vietare subito i test in vivo secondo la previsione del decreto 24/2016 e finanziare con risorse adeguate le ricerche sulle alternative”. Lo sostiene l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.
“Lo stop senza deroghe – prosegue l’ex ministro – sarebbe un formidabile incentivo per consentire finalmente l’applicazione e la diffusione dei metodi alternativi già esistenti, che va comunque sostenuta con adeguate risorse e non per finta. Sui meccanismi di azione di alcool, fumo e droghe abbiamo abbondanti dati, purtroppo, di origine umana ed è paradossale cercare di ricavarne altri costringendo esseri viventi che in natura non bevono alcoolici, non fumano e non si drogano a replicare, non si sa poi con quanta affidabilità, gli abusi della nostra specie. Quanto agli xenotrapianti, trapianti tra specie diverse, il futuro, a detta degli scienziati stessi, è altrove: è la medicina rigenerativa, dietro l’angolo ci sono l’utilizzo delle cellule staminali e il bioprinting in 3D. Inoltre, senza una parola di spiegazione o giustificazione, la proposta dal governo consente in generale di riutilizzare gli animali già sottoposti a “procedure” anche quando la nuova procedura sia classificata come “moderata”, mentre il decreto 26/2014 l’avrebbe consentito, a partire dal 31 dicembre 2016, solo per le procedure “lievi” o condotte in anestesia generale (primo grado della scala che arriva a “grave”). Quella del Conte-bis sarebbe la terza proroga sulla pelle di animali che hanno comunque già subito esperimenti. Tra le procedure classificate “moderate”, per le quali con la proroga sarebbe possibile il riutilizzo, sono compresi, per esempio, “test di tossicità cronica/cancerogenicità con punti finali non letali, irradiazione o chemioterapia in dose subletale o dose altrimenti letale ma con ricostituzione del sistema immunitario, induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede causino dolore o angoscia moderati o interferenza moderata con il comportamento normale, creazione di animali geneticamente modificati mediante procedure chirurgiche. Tutti i parlamentari che condividono la mia opinione, indipendentemente dallo schieramento, si oppongano al rinvio”.